COSA CI SUCCEDE QUANDO ABBIAMO PAURA?
La paura è un’emozione che interessa ogni essere umano. È un’emozione che può generare grossi problemi di adattamento. Ma è anche un meccanismo di allarme che generalmente consideriamo negativo, un’esperienza da evitare quando ci sentiamo impotenti, deboli, spaventati da qualcosa di pericoloso, ma come ogni reazione psico-fisiologica anche la paura ha le sue funzioni ossia ciò che ci accade dovrebbe portarci un vantaggio. La paura non costituisce semplicemente un’istintiva risposta a un pericolo, ma piuttosto una modalità complessa messa in atto dagli individui per relazionarsi all’ambiente ed esplorarlo contenendo i rischi. Inoltre, in modo analogo a qualsiasi altra esperienza emotiva, essa non è semplicemente un modo di sentire, ma un vero e proprio sistema, costituito da più componenti e fasi complesse che coinvolgono la parte psichica e di conseguenza fisica dell’individuo, quindi, la paura non è qualcosa di negativo in sé.
Lo studio delle emozioni, sia a livello neurofisiologico sia psicologico, porta a capovolgere questo luogo comune, mostrando come, solo grazie alla paura è possibile affrontare in modo adeguato il pericolo. La paura è una reazione al pericolo. Il nostro organismo attribuisce una importanza fondamentale a questa emozione perché legata alla nostra sicurezza e sopravvivenza. L’evoluzione ha predisposto il sistema nervoso umano in modo tale che una forte paura abbia la precedenza su qualsiasi altra cosa nella mente e nel corpo.
L’organismo di fronte ad un evento minacciante reagisce con comportamenti che l’essere umano ha in comune con numerosi altri animali. Fiutare il pericolo, allertare l’attenzione, esaminare la situazione bloccare ogni altra attività. La paura interviene quando il pericolo è imminente, ossia sulla nostra capacità di mobilitarci alla presenza di un evento. Ciò sta ad indicare che particolari eventi sono interpretati come “pericolosi” dall’organismo; vi è però la possibilità di modificare la nostra soglia d’allarme e conseguentemente diminuire la nostra reazione, cioè si può sviluppare un’assuefazione (assuefazione), in sostanza la paura è la risposta del nostro corpo al pericolo. Quale caratteristica deve avere uno stimolo per attivare il nostro sistema di valutazione del pericolo?
L’organismo effettua una “valutazione della minaccia” in base a vari fattori. Pertanto, ancora una volta non è importante in sé e per sé quale sia l’evento esterno, ma piuttosto quale sia la valutazione che il nostro organismo ne dà. Sappiamo ad esempio che a volte le persone cercano alcuni tipi di pericolo attivamente e dandone una valutazione positiva, il loro organismo reagisce ad esso non con una reazione di paura ma di interesse. Se consideriamo alcuni sport estremi, lo stesso esporsi al pericolo viene perseguito come una meta e diviene per chi li pratica un piacere e non una paura. Molti studiosi si sono interrogati su cosa succeda dentro di noi quando siamo di fronte ad un evento e quale sia il modo in cui il nostro sistema di valutazione regoli le proprie attività.
Darwin, che condusse nel 1872 uno studio comparato sulle espressioni delle emozioni, descrisse in questo modo gli effetti della paura nell’uomo: “La paura è spesso preceduta da stupore ( … ). Gli occhi e la bocca si spalancano, le sopracciglia si alzano. L’uomo spaventato sta dapprima immobile e senza respirare come una statua, oppure s’accoccola istintivamente come per sottrarsi alla vista del suo nemico. Il cuore batte a colpi precipitosi e violenti ( … ) la pelle impallidisce come all’inizio di una sincope ( …). Nei casi di intenso spavento si produce una traspirazione sorprendente; questo fenomeno è tanto più rilevante perché in quel momento la superficie cutanea è fredda, da cui il termine popolare di “sudori freddi” ( … ) inoltre i peli si rizzano e dei brividi percorrono i muscoli superficiali. Nello stesso tempo in cui la circolazione si altera, la respirazione precipita. Le ghiandole salivari funzionano in modo imperfetto: la bocca diventa asciutta e si apre e chiude spesso.
Questa attivazione psicofisica globale governata da quella combinazione di segnali elettrici e di trasmettitori chimici su cui si basa il nostro sistema nervoso ed è connessa a cambiamenti ormonali. Il primo meccanismo che si attiva è il circuito primitivo, genera una reazione emotiva, positiva o negativa, Il circuito della paura ci predispone al pericolo ancora prima di comprendere quale sia l’eventuale minaccia perché agisce al di fuori del diretto controllo conscio o razionale. La paura prepara l’intero organismo alla lotta o alla fuga con una cascata di ormoni e di altre sostanze nel corpo e nel cervello come la secrezione di un’importante sostanza di emergenza, la noradrenalina. È a livello del sistema conscio che vengono prese le decisioni tra le possibilità offerte dal circuito razionale. Può cercare di arrestare la reazione di fuga o di lotta scatenata dal circuito primitivo. La consapevolezza ci permette di distinguere una più primitiva e semplice reazione al pericolo da ciò che può essere più propriamente chiamata emozione di paura.Le ghiandole surrenali cominciano a secernere adrenalina nel circolo ematico.
Ad un livello viscerale come ad uno più raffinato esistono delle tipologie di reazione che si sostanziano in alcune strategie comportamentali. La lotta o la fuga sono i due opposti che esemplificano la scelta tra evitare e affrontare i problemi. L’accrescimento della forza è dovuto a una combinazione di adrenalina, noradrenalina e di altri ormoni dello stress. L’azione di questi ormoni consente alle persone che si trovano in situazioni di forte paura di compiere a volte atti di eroismo che richiedono straordinarie capacità fisiche. Il circuito della paura segnala al fegato di rilasciare le sue riserve di zuccheri nel circolo sanguigno. Stimolato dall’adrenalina il fegato diventa più efficiente nel produrre nuove riserve di glucosio, cioè il combustibile usato dai muscoli. Il respiro si fa più profondo e veloce e la capacità polmonare aumenta spingendo più ossigeno. La milza si contrae, emettendo altri globuli rossi che incrementano la capacità del sangue di trasportare ossigeno. Una maggiore quantità di sangue ricco di ossigeno e di zuccheri affluisce nei grandi muscoli delle braccia e delle gambe.
La paura scatena la reazione immediata che attiva la reazione di fuga o di attacco, queste che sono geneticamente determinate per millenni hanno rappresentato la nostra unica salvezza, un altro fattore è determinato dal significato che gli accadimenti hanno per l’individuo.
La paura non può essere evitata ma deve e può essere “gestita”.