MUSICA NEI NEGOZI: CHE INFLUENZA HA SUI NOSTRI ACQUISTI?
La musica, lo sappiamo, è diffusa in moltissimi negozi e spesso non ci rendiamo nemmeno conto della sua presenza. Il nostro cervello si aggancia a livello neuronale alle frequenze ritmiche che ascolta, sincronizzandosi ad esse.
Oltre che da un punto di vista ritmico, la musica ovviamente ha il potere di coinvolgerci anche in maniera emozionale, influenzando le esperienze che viviamo.
Numerosi studiosi hanno analizzato l’effetto di diverse tipologie di musica durante la shopping experience; ci sono ritmi che hanno effetti maggiori di altri, quindi c’è da chiedersi: vanno bene tutti i tipi di musica? Quale musica condiziona maggiormente i nostri acquisti? È possibile influenzare la propensione alla spesa di clienti solo grazie alla musica di sottofondo? Queste sono le domande che trovano risposta in moltissime ricerche scientifiche condotte.
Già nel 1982 Milliman scoprì che l’utilizzo di ritmi lenti porta a un aumento del 38.2% nella spesa media del consumatore rispetto all’utilizzo di ritmi veloci. Questo accade perché con la musica lenta il cliente tende a rimanere più a lungo all’interno del negozio e quindi a spendere di più. Un altro esperimento molto interessante ha rivelato come, tra le corsie di un supermercato, il tipo di musica diffusa al suo interno influenzasse le scelte degli acquirenti, in particolare, quando tra le corsie era diffusa musica francese aumentava la quantità di vini francesi acquistati; al contrario, i vini tedeschi erano scelti maggiormente quando tra le corsie era diffusa musica tedesca. Il risultato è alquanto curioso se si pensa che gli acquirenti non ricordavano nemmeno il tipo di musica ascoltata (North, Hargreaves & McKendrick, 1999).
Un’altra ricerca interessante condotta dai ricercatori Russo e Dooley ha dato come risultato che, al contrario di quello che si potrebbe intuire, utilizzare una musica troppo famosa all’interno di un punto vendita ha conseguenze negative sugli acquisti, poiché distrae i consumatori. Allo stesso modo, si è visto che musiche dal ritmo veloce incrementano notevolmente la velocità di movimento dei consumatori all’interno del punto vendita rispetto a ritmi più lenti e quindi venivano preferiti dagli esercizi che dovevano avere ritmi più sostenuti come i fast food. Ad ogni modo, il ruolo principale della musica per un brand è quello di portarci nel suo mondo incantato, è quello di creare un’esperienza e farci immergere nel suo mood. Grazie alle associazioni e le emozioni automatiche che la musica è in grado di suscitare, essa rappresenta uno degli strumenti più potenti a disposizione del neuromarketing.
la musica, quindi, è diventata parte integrante del marketing aziendale, emergendo come strumento utile per migliorare il rapporto tra brand e acquirenti”
MUSICA E FILOSOFIA AZIENDALE DEVONO AVERE LE STESSE NOTE
“E per ottenere questo, ovviamente il primo passo è l’analisi del marchio, cioè studiare la storia, l’espressione e i tratti distintivi del brand, grazie ai quali risaliamo a un elenco di parole chiave utili per capire come muoverci e trovare un linguaggio che rispecchi l’espressione e il valore di una collezione, un oggetto, un prodotto” o un marchio. Il processo è un lavoro creativo che va rivisto di mese in mese, altrimenti la ripetitività annulla gli effetti sulla clientela e, ancor più, peggiora le condizioni di lavoro dei collaboratori, che, si sa, sono il volano delle aziende. In questo ci viene in aiuto l’intelligenza artificiale che è in grado di analizzare in maniera scientifica tutti gli elementi di una canzone, creando in automatico una proposta artistica in linea con le informazioni fornite e le richieste del cliente, poi però il resto del lavoro lo fa l’orecchio dei professionisti che andranno a correggere eventuali incongruenze o mancate corrispondenze tra musica e valori aziendali”, inoltre, in questo sistema un ruolo predominante è svolto da variabili inerenti la clientela, come gli orari di punta, il giorno con maggiore affluenza, il tipo di stagione, il meteo, la presenza di un evento e il tipo di prodotto.
Da qui nasce la sequenza personalizzata per un brand che mira a far identificare le persone con il marchio, rispettando la filosofia di quest’ultimo. Nello studio della Bocconi citato da Wired, viene riportata la possibilità che, se la musica in store riesce a creare un ambiente sonoro gradevole, si spenda di più; ma non solo, un altro vantaggio importantissimo è che la musica migliora l’umore e la produttività dello staff; e come sappiamo, un personale interno più soddisfatto e motivato è un toccasana per le vendite.
I risultati delle ricerche confermano che: quando c’è la musica accesa si lavora con più attenzione (88%), più velocemente e con un migliore spirito di squadra (75%), tanto che, secondo le stesse ricerche, togliere la musica in un negozio potrebbe rovinare l’ambiente lavorativo, con effetti deleteri anche sul business.